Un film di Davide Marengo. Con Giovanna Mezzogiorno, Valerio Mastandrea, Ennio Fantastichini, Francesco Pannofino, Roberto Citran, Iaia Forte.
Sulla scia dei Manetti Brothers, riagganciandosi ai cosiddetti ‘film di genere’, Marengo porta sullo schermo un romanzo di Giampiero Rigosi (qui co-sceneggiatore insieme a Fabio Bonifaci) e da vita ad un film a metà tra il b-movie ed il noir, ricco d’influenze che vanno dall’action movie al grottesco venato di violenza ‘pulp’.
Protagonisti della vicenda troviamo Leila – una Giovanna Mezzogiorno piuttosto convincente – scaltra ladra professionista coinvolta in un gioco più grande di lei, e Franz – un Mastandrea splendidamente e volutamente sottotono – autista di bus notturni normalmente vile e incapace di bluffare, trascinato in gioco più grande della sua stessa vita.
In una Roma notturna, sottolineata da note di blues e illuminata da fredde luci al neon, i due si ritroveranno perennemente in fuga, a causa dell’inconsapevole furto di un microchip dal valore inestimabile. La storia, dinamica e incalzante, guidata con freschezza e sapienza e arricchita da un cast di tutto rispetto (dall’eccessivo Pannofino all’immenso Ennio Fantastichini) regala momenti davvero interessanti e godibili.
Pur contenendo qualche difetto di sceneggiatura, che provoca discontinuità nel ritmo, ha il merito di essere un prodotto un po’ fuori dagli schemi, una boccata d’ossigeno nello scenario spesso desolante del cinema italiano. Sicuramente un’opera prima incoraggiante, e i titoli di coda, sulle note de La paranza di Daniele Silvestri, fanno uscire dalla sala con il sorriso.
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