Un film di Radu Mihaileanu. Con Aleksei Guskov, Dmitri Nazarov, François Berléand, Miou-Miou, Valeri Barinov. Titolo originale Le concert. Commedia, durata 120 min. – Francia, Italia, Romania, Belgio 2009. – Bim
Andreï Filipov è un ex direttore di orchestra del Bolshoi deposto per ragioni politiche; all’epoca di Brežnev, rifiutatosi di licenziare la sua orchestra, composta prevalentemente da ebrei, è stato dichiarato “nemico del popolo” e gli sono state tolte la dignità e la bacchetta. A distanza di trent’anni da quella circostanza, è ridotto a fare le pulizie in quello stesso teatro che era stato palcoscenico della sua grandezza. Le cose cambiano quando, facendo le pulizie nell’ufficio del direttore, Andreï intercetta un invito all’orchestra del Bolshoi da parte del Théâtre du Châtelet per suonare a Parigi. Appropriatosi indebitamente del fax e cancellate le prove del contatto con Parigi, Andreï riunisce la vecchia orchestra, progettandone il ritorno in scena e il riscatto personale e artistico.
Dopo Train de vie (1998), in cui gli abitanti di un villaggio ebreo della Romania mettevano in scena una finta deportazione travestendosi da finti deportati e da finti ufficiali nazisti per passare il confine e trovare la salvezza in Russia, troviamo gli ebrei di Mihaileanu privati della musica e della dignità, ridotti a dover compiere i lavori più umili per poter tirare avanti. Il film di Mihaileanu evidenzia una circostanza storica pressoché sconosciuta: la condizione della popolazione ebraica negli anni del totalitarismo di Brežnev. L’orchestra del film si rifà a quegli artisti che negli anni della dittatura si macchiò di dissenso nei confronti del partito pagando con l’abbandono della musica, l’esilio o, nei casi peggiori, con la deportazione nei campi di lavoro; il film ne ripercorre l’insuccesso con toni a metà tra il grottesco e il malinconico: un “gruppo di falliti e sbandati” che dai fasti musicali del passato si è piegato ai lavori più umili per poter sopravvivere.
Il personaggio di Andreï Filipov, reso magnificamente da Aleksei Guskov, è un folle gentile in cerca di riscatto, capace di mettere in moto una girandola di eventi e di bugie per poter realizzare un sogno (in questo caso il Concerto per Violino e Orchestra di Tchaikovsky, con Anne-Marie Jacquet – Mélanie Laurent – come primo violino) e per poter finalmente riscattare il proprio nome e le sorti della sua orchestra. Passando dalla fotografia sbiadita di una Mosca opprimente alle luci splendenti e ricche di promesse dell’incantevole Parigi, Andreï riporta in vita una magnifica ossessione, quella ricerca di perfezione dell’armonia che, dal palcoscenico del Théâtre du Châtelet, riporta con la memoria ai gulag innevati, liberando (e completando, dopo anni) quella musica per troppo tempo rinchiusa nella mente e nelle dita dei musicisti finiti allo sbando.
Circondato da ottimi comprimari (menzione speciale, oltre alla sempre brava Laurent – la folgorante Shosanna di Inglourious Basterds di Tarantino, a Dmitri Nazarov nella parte di Sasha Grossman e a Valeri Barinov, fervente comunista nuovamente improvissatosi agente), scandito da un’ottima colonna sonora che raggiunge l’apice nel finale, Mihaileanu realizza un film sincero (pur contenendo alcune situazioni un po’ troppo stiracchiate, concentrate nell’arrivo – e nella dispersione – dell’orchestra a Parigi), divertente e commovente, in cui ancora una volta l’invenzione e la potenza creativa vengono utilizzate per sconfiggere il male e per risollevare la propria condizione.